Come licenziarsi e lasciare il lavoro nel modo migliore.

I motivi che possono portare a decidere di licenziarsi da un impiego sono molti e di natura anche sensibilmente differente. Se da una parte c’è chi non regge lo stress, o non si sente particolarmente portato per le mansioni a cui è stato affidato, dall’altra parte è altresì vero che si può decidere di lasciare il lavoro semplicemente perché si hanno prospettive migliori.

Come licenziarsi correttamente

A prescindere che si sappia o meno quale sia il prossimo impiego che si può andare a svolgere, sotto un’altra azienda, può essere utile sapere non solo come ci si può licenziare, ma anche quali sono i limiti legati a ciascun tipo di contratto. Infatti è bene sapere che, nel caso in cui si decida di porre fine a una collaborazione lavorativa dipendente, le opzioni migliori sono quelle che permettono di mantenere una buona relazione con il datore presso il quale si è lavorato. In questo articolo scopriamo non solo perché sia così, ma anche quali procedimenti adottare per interrompere un contratto di lavoro secondo le normative attualmente vigenti.

Come licenziarsi: conosci i tuoi diritti in base al contratto di lavoro

Come accennato, è importante capire quale sia il modo più consono per licenziarsi. Ciò è dovuto a diverse motivazioni, tra le quali rientra prima di tutto il fatto che non è mai una buona idea lasciare un impiego guadagnandosi il malcontento del datore di lavoro. Questo perché potrebbe creare problematiche future, sia per quanto riguarda le raccomandazioni presso nuove aziende, sia sul piano economico, dal momento che potrebbero esserci delle ripercussioni sulla liquidazione. Questo dipende in buona misura a seconda della tipologia di contratto di lavoro che è stata stipulata, che può variare anche in base ai vincoli contrattuali. Inoltre, rispettando le giuste regole per rassegnare le proprie dimissioni, a seconda della situazione si possono ottenere degli ammortizzatori sociali, tra i quali rientra anche il sussidio di disoccupazione. Vediamo dunque quali sono le caratteristiche dei due tipi di contratto più diffusi, ovvero quello per il lavoro a tempo determinato e quello che si riferisce alla collaborazione a tempo indeterminato.

Contratto a tempo determinato

Il contratto a tempo determinato viene stipulato con una validità temporale prestabilita. Oltre a questo aspetto, solitamente si caratterizza anche per le clausole molto rigide, tra le quali rientrano l’assenza sia del preavviso, sia del recesso anticipato. Ciò è dovuto proprio al fatto che tra il datore di lavoro e il lavoratore si crea un vincolo contrattuale limitato nel tempo, che potrebbe dar luogo a delle penali per chi decide di non portare a termine quanto pattuito. Questo vale per entrambe le parti coinvolte, una volta superato il periodo di prova, a meno che non sussista una delle due situazioni seguenti:

  • Dimissioni per giusta causa, che si manifestano nel momento in cui si verifica un fatto grave per il lavoratore come, ad esempio, il mancato rispetto dei patti lavorativi o, nei casi peggiori, molestie oppure mobbing;
  • Dimissioni per volontà comune delle parti, in modo consensuale e pacifico, come può avvenire nel caso in cui il dipendente ha trovato un altro lavoro e il suo licenziamento non crea problemi all’impresa presso la quale sta già prestando servizio.

Contratto a tempo indeterminato

Il contratto a tempo indeterminato è meno vincolante, per quanto riguarda il diritto di licenziarsi, dal momento che è possibile rassegnare le proprie dimissioni senza giustificazioni e senza la giusta causa. Del resto, salvo alcune clausole peculiari, ogni cittadino ha il sacrosanto diritto di poter abbandonare un lavoro, se non lo ritiene idoneo, a prescindere dal vincolo temporale sancito nel contratto. Quando si ha un lavoro a tempo indeterminato, comunque, ci sono delle modalità e dei tempi prestabiliti dai contratti collettivi di lavoro. Inoltre non va sottovalutato il fatto che un’azienda che perde una risorsa umana può trovarsi in difficoltà, soprattutto nel caso in cui questa sia altamente specializzata. Pertanto mediare la situazione può essere la via migliore da perseguire, per non terminare la collaborazione con malumori da una o entrambe le parti.

Dimissioni volontarie, modi e tempi da rispettare

Rispetto al fattore legato all’aspetto temporale, non vale la stessa quantità per tutti i lavori con contratto a tempo indeterminato. Infatti per conoscere le tempistiche legate al preavviso da dare al datore di lavoro, quando ci si vuole licenziare, occorre fare riferimento al CCNL, ovvero il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. In base a fattori quali il livello raggiunto dal lavoratore, così come la sua qualifica e l’anzianità di servizio conseguita, il preavviso può variare da alcuni giorni a diversi mesi.

Come dare le dimissioni volontarie online

Dal 2016, per poter dare le dimissioni in maniera volontaria occorre procedere per via telematica, ovvero attraverso internet. Questo vale, in buona sostanza, per tutti i tipi di licenziamenti volontari che si riferiscono ai contratti di lavoro subordinato presso le aziende private. Per rassegnare le dimissioni esistono due strade percorribili, che possono prevedere sia la procedura in modo autonomo, sia quella che prevede l’appoggio a un patronato, oppure a un sindacato. Vediamole nel dettaglio:

  • Dare le dimissioni in autonomia: se si possiede il PIN dispositivo dell’INPS o SPID, è sufficiente andare sul portale web del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e compilare il modulo apposito per le dimissioni, riempiendo tutte le parti con i propri dati prima di salvarlo in PDF e di inviarlo al datore di lavoro;
  • Dare le dimissioni attraverso un patronato o un sindacato: lo stesso procedimento appena descritto può essere svolto da un impiegato, se non si possiede un computer o non si ha dimestichezza con l’informatica.

Cosa succede se non si dà un preavviso di licenziamento

Se un lavoratore dipendente decide di licenziarsi senza dare un preavviso, la sua assenza inaspettata e improvvisa può mettere in difficoltà l’impresa. Per questo motivo c’è una sorta di penale, che corrisponde alla rinuncia dell’importo che andrebbe percepito se si continuasse a lavorare fino al termine del periodo di preavviso. Di per sé non occorre versare nessuna quota economica, a fronte di questo aspetto, dal momento che l’importo viene trattenuto direttamente in busta paga.

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